I dubbi dei genitori, le domande e le risposte

Le risposte alle domande più frequenti a cura della SIP

Le persone che ricevono il vaccino contro il SARS-CoV-2 non sono persone infette e per questo non possono trasmettere il virus ad altri. D’altra parte, nonostante i vaccini per prevenire il Covid-19 siano risultati molto efficaci nel ridurre in maniera sostanziale il rischio di infezione, non possono garantire una protezione totale. Un vaccinato può dunque infettarsi e a sua volta contagiare altre persone. Tuttavia, il rischio che ciò avvenga è molto basso poiché la replicazione virale nelle persone vaccinate è minore rispetto ai non vaccinati. Nonostante il contatto con il virus sia identico tra persone vaccinate e non vaccinate, il modo in cui reagisce il sistema immunitario è molto diverso. Infatti, nei vaccinati il sistema immunitario si attiva in presenza del virus SARS-CoV-2, che ha “già conosciuto” attraverso la vaccinazione, e lo attacca con gli anticorpi che legano la proteina Spike utilizzata dal virus come chiave d’accesso alle cellule dell’organismo, bloccando il virus e rendendolo così impotente. Il rischio di contagio da parte di persone vaccinate è an- che legato all’efficacia del vaccino che, come noto, diminuisce nel tempo (tant’è che si sta procedendo con la terza dose), pertanto è possibile che una persona che abbia completato il ciclo vaccinale possa imbattersi nella malattia ed eventualmente trasmettere il virus ad altri.

Partendo dal presupposto che nessun farmaco è totalmente privo di eventi avversi, gli effetti collaterali dei vaccini anti-Covid si sono registra- ti solo in una minoranza di casi. I più comuni e frequenti finora registra- ti sono dolore o arrossamento nella sede dell’inoculo (il braccio), ingrossamento dei linfonodi ascellari omolaterali, brividi, febbre, astenia, dolori osteomuscolari, cefalea, nausea, vomito o diarrea nelle 72 ore successive alla vaccinazione. Questi effetti sono anche dimostrazione dell’azione del vaccino che induce una reazione nel nostro organismo e regrediscono solitamente in 2-3 giorni. La reazione linfonodale può persistere più a lungo. Il tasso di reazioni anafilattiche per i vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna è di 11,1 casi per un milione di dosi, superiore quindi a quello dei vaccini anti-influenza, ma l’incidenza rimane comunque bassissima. Dopo la vaccinazione con i vaccini a mRNA anti-Covid-19 sono stati riportati molto raramente casi di miocardite e pericardite (infiammazione del muscolo cardiaco/del pericardio). I casi si so- no verificati generalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e in maschi più giovani. In ambito pediatrico il vaccino Pfizer-BioNTech è stato somministrato in circa 3.100 bambini di età tra 5-11 anni, che sono stati poi seguiti per almeno due mesi. Gli effetti collaterali più comuni sono stati dolore o gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa e dolori muscolari. La maggior parte di queste reazioni è stata lieve e si è risolta in 1-2 giorni. Linfoadenopatie ed eruzioni cutanee si sono manifestate in meno dell’1% dei casi. Nessun bambino ha presentato gravi reazioni allergiche né miocardite né pericardite finora in questa fascia di età. La miocardite correlata al vaccino sembra essere meno comune tra i 12 e i 15 anni rispetto a quanto riscontrato nella fascia di età tra i 16 e i 29 anni, suggerendo che il rischio sarebbe ancora più basso nei bambini più piccoli, soprattutto in considerazione della quantità inferiore di mRNA utilizzato nel vaccino.

I vaccini anti-SARS-CoV-2 attualmente disponibili conferiscono una protezione che va dal 60% di AstraZeneca a oltre il 90% nel caso dei farmaci sviluppati da Pfizer-BioNTech e da Moderna. Questo vuol dire che, anche dopo la doppia vaccinazione, una quota di persone potrebbe ammalarsi in caso di contatto con il virus (circa il 10% di coloro che sono stati immunizzati con un vaccino a mRNA e tra il 30% e il 40% delle persone immunizzate con Vaxzevria [AstraZeneca]). La vaccinazione per via intramuscolare induce la produzione di anticorpi che non si trovano in quantità sufficienti nelle mu- cose ma circolano nel sangue. Il virus può dunque replicarsi nelle prime vie aeree del soggetto vaccinato ma non induce la comparsa di sintomi gravi. I casi di infezione post-vaccinale possono verificarsi anche perché l’immunità può svanire nel tempo e il vaccino potrebbe essere meno efficace contro il virus SARS-CoV-2 (da qui la necessità del terzo richiamo di vaccino attualmente in atto). A essere più colpite dal virus, seppur vaccinate, in genere sono persone con un sistema immunitario più fragile o compromesso. A ciò occorre aggiungere l’incognita legata alle varianti. I vaccini disponibili risultano efficaci anche nei confronti di quella inglese, che al mo- mento risulta la più presente in Italia. Diverso invece sembra essere il discorso per quel che riguarda le varianti sudafricana e brasiliana. Rispetto a queste, tutti i vaccini contro il ceppo originario Wuhan (quelli attualmente inoculati) sembrano perdere di efficacia per una quota compresa tra il 60% e il 70%. Ciò vuol dire che la maggior parte delle persone vaccinate, in caso di esposizione a queste varianti, potrebbe infettarsi e ammalarsi.

Nella medesima seduta vaccinale è possibile effettuare la somministrazione dei due vaccini.

Sono stati segnalati, in alcuni Paesi tra cui USA e Israele, casi di miocardite post vaccino Covid-19 negli adolescenti. In generale è difficile stabilire un collegamento diretto e certo con la vaccinazione Covid-19. Tutti i casi di miocardite oggi riportati sono stati comunque di modesta entità e si sono risolti con le specifiche cure mediche. Stabilire un collegamento diretto e certo della miocardite con la vaccinazione è difficile, è invece accertato che la miocardite è una complicanza delle infezioni virali tra cui quella da SARS-CoV-2.

Non è stato segnalato un aumento significativo di casi di trombo- si o trombosi trombocitopenica associato alla vaccinazione con vaccini a mRNA. La vaccinazione non è controindicata per chi ha avuto una trombosi o problemi di coagulazione, non sono dunque consigliati né esami prevaccinali per valutare lo stato coagulativo né terapie preventive con ASA o altri farmaci.

Si, la vaccinazione è raccomandata anche ai pazienti celiaci. Non è dimostrato un aumento di effetti collaterali rispetto al resto della popolazione pediatrica, né una ridotta efficacia del vaccino nei pazienti affetti da celiachia.

Nei bambini affetti da malattie reumatiche esistono alcune precauzioni legate allo stadio della malattia: possono essere vaccinati i bambini con un basso grado di attività della malattia o in fase di remissione anche se in trattamento con farmaci immunosoppressori o immunomodulatori. Nei pazienti invece con elevata attività di malattia il vaccino non è attualmente consigliato. È opportuno quindi, per quanto detto finora, che tutto il nucleo familiare del bambino, se nelle condizioni di poterlo fare, sia sottoposto a vaccinazione. La vaccinazione nei bambini affetti da malattia reumatica non è quindi controindicata ma si rende opportuno il confronto con lo specialista prima di effettuare la vaccinazione.

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